Lo stesso sorriso apre la nuova porta di cristallo satinato e ti accoglie nel respiro dei volumi rimodulati e valorizzati dalle tinte sofisticate. L’eco dei tuoi passi scandisce l’arrivo nel raffinatissimo palcoscenico: respiri l’essenza del legno appena posato, sei parte dell’intima atmosfera, specchiandoti nel giardino segreto e abbracciato dalla luce che tutto puntualizza e accarezza. Prendi posto, sospeso tra il nirvana e la meraviglia dell’inedito allestimento della sala che da sedici anni è scrigno delle tue gioie.
La tattilità della carta immacolata, i menù filosofici che dipingono percorsi introspettivi e di respiro maestoso, la risacca delle onde e la brezza scrutando le proposte.
Pino Cuttaia: la purezza estetica, la nitida essenza dell’ingrediente, la sartorialità nell’imbastire il gusto. I piatti emblematici e dall’iridescente attualità giungono sulla luminosa tavola, scanditi dalla consolidata armonia del Personale di sala, a dipingere la primavera.
La pizza di merluzzo all’affumicatura di pigna arriva preceduta dalla fragranza dell’origano, svela all’assaggio il carattere del nasello affumicato, vezzeggiato dalle “caramelle” di Ciliegino soavemente candito, nella crema ariosa e calda di patata. Esaltanti contrasti inscritti nel croccante cornicione manifesto della pizza.
La Cassata di mortadella e seppia ha il sapore indelebile che ti trasporta nostalgicamente ai pranzi frugali ma di carattere, brilla dell’enfasi del pepe&limone, nella conturbante opulenza della terrina.
La Nuvola di Caprese che ogni campano avrebbe voluto inventare. Dualismo e simbolismo mozzarella-pomodoro nell’eterea sostanza, nell’illusione delle forme, nella declinazione dell’ingrediente: Ciliegino confit e spremuta sensuale di Datterino.
Nella laminare struttura si celebra il Gambero Rosso. Un camouflage passionale nell’intrigante essenza del mandarino verde e circoscritto dalla maionese di bottarga. Purezza a sancire l’eccellenza.
Trionfo di legumi verdi e mazzareddi selvatiche, nella lussuriosa corruzione del tuorlo di quaglia e della mousse calda di ricotta. Sintesi di primavera solleticata dalla bottarga, come fosse un uovo al tegamino.
Il Carciofo Spinello di Licata sboccia come una ninfea, nello specchio della salsa all’acciuga e nel trionfo del ripieno. Brattee da intingere voluttuosamente e in punta di dita.
La minestra di crostacei ha il calore delle spezie e il carisma umorale della bisque. L’affettuosità familiare degli spaghettoni d’Autore spezzati sorprende quanto la ruvida mandorla tostata.
Il mio dichiarato amore per l’interpretazione dello Chef de La Norma, si amplifica oggi nello tsunami sensoriale della salsa della domenica, sotto una nevicata di ricotta infornata. La melanzana Perlina di Comiso, i capelli d’angelo croccanti allo zafferano ennese rimasterizzati nel Cannolo che seduce al primo assaggio.
La fragranza dolceamara del guscio di mandorla increspata dal fuoco, crea la sensorialità bbq in cui il carciofo Spinello si esprime come controcanto del tataki magistrale di ricciola. Un giardino zen, il minimalismo che esalta la prorompente personalità degli ingredienti.
Mi congedo sulla soglia del dessert, come a non voler concludere la felice esperienza di gusto, oggi satura dei battiti emozionati del nuovo inizio, già custodendo il desiderio di tornare. Prestissimo.
Grazie Loredana e Pino.
Ristorante La Madia
Corso Filippo Re Capriata, 22
Licata (AG)
tel. 0922 771443
chiuso martedì