La Bistrònomie di Tom Aikens è molto più che una scelta di sostenibilità, è una proposta disimpegnata ma rigorosa, nella selezione di ingredienti e valorizzante del lavoro di ricerca di appassionati produttori, allevatori ed agricoltori britannici.
Tom Aikens ha nello sguardo la luce della creatività e dell’ironia, è uno degli chef contemporanei più irriverenti ed è un compositore lirico di stagionalità, che ha saputo divulgare cultura alimentare ancor prima di riscuotere clamore televisivo.
La sua ascesa brilla di due stelle Michelin – conquistate a soli ventisei anni – ed ha saputo reinventarsi dopo la chiusura del main restaurant di Chelsea.
La luminosa ed accogliente sala del locale di Chelsea, si snoda tra il bar ed il teatro della cucina, intrigando con le proposte che reinventano il comfort food britannico, accentando gli ingredienti con dinamismo aromatico, padronanza tecnica e donando sempre dimensioni multiple alla sensorialità del gusto.
Tutte le trame della rapa rossa si susseguono in un carpaccio che ne evidenzia freschezza e vibrante versatilità, con la salsa allo yogurt e nel felice abbinamento all’aneto ed all’arancia grigliata, senza tralasciare la vivace croccantezza dei semi di lino.
Il parfait di fegatini di pollo e foie gras travolge con la laminare cremosità che trova brio nella granola maltata ed armonia nella concassé fruttata. Verticalità incisiva ed umorale del paté di fegato che nella contemporanea edizione, invoglia a ripetere gli assaggi ad oltranza, grazie alla vivacità delle texture.
Il salmone selvaggio marinato al gin e ginepro, trova accademico controcanto nella cremosità dello yogurt colato all’estratto di aneto. Il soda bread a corollario esprime la dolcezza dei cereali in contrasto alla polifonia officinale del salmone.
Narrare il fish&chips può ancora sorprendere se all’assaggio si svela l’eloquente carisma del filetto di merluzzo e la superba frittura delle patate vitree e fondenti, un ossimoro sfrigolante da intingere in punta di dita nella salsa tartara maison.
Il COD DOG alle garniture d’ordinanza e al pane ortodosso, contrappone la burrosità dei filetti di pesce irradiati dalla donante pastella. Un signature dish che evidenzia il paradigma della qualità a definire la differenza tra junk food e comfort food.
Vini e birre artigianali, ma si opta non di rado per un cappuccino o un tè da sorseggiare a tutto pasto. Servizio premuroso e di simpatia manifesta, atmosfera lounge e che si avvantaggia della spettacolare operosità degli chef a vista.