I volti del Nero d’Avola dipinti dall’enologo Antonio Paolo Froio hanno sempre le più iridescenti caratterizzazioni ed il valore autentico della rivelazione: la lectio magistralis esclusiva tenutasi ieri al ristorante La Madia di Licata, tratteggiata dalla genialità artistica e dall’innata eleganza compositiva dello chef Pino Cuttaia, ha svelato la polifonia di un vitigno autoctono che ha animato l’evento con inedite nuances.
La percezione di una mineralità eclatante, cristallina nell’anima platino delle officinali che si sprigionano nitide già nella presa di spuma studiata del NEROLUCE, elicriso-biancospino-more di gelso bianco-benzoino-mandorla acerba, si evolvono con l’affinamento di trentasei mesi sui lieviti del nuovo ed unico pas dosé di Nero d’Avola in allegorie di zagara e lavanda, brillante succosità di yuzu e carezzevole perlage, ed evocare la brezza del primo mattino che porta alle labbra le onde.
Particelle nettamente distinte per suoli e latitudini, irraggiamento e drenaggio, danno vita ad espressività delle bacche di Nero d’Avola talmente divergenti da meritare micro vendemmie, mono vinificazioni e progetti enologici dedicati a ciascun cru.
Alla presenza del Dottor Francesco Zonin, sono state messe in luce le recenti evidenze scientifiche delle analogie tra i DNA dei vitigni mediterranei e delle linee evolutive delle bacche bianche e rosse, in rapporto alla diversa destinazione d’uso dei biotipi di Nero d’Avola, che da vino da taglio si è affermato oggi come anima caleidoscopica della provincia nissena e agrigentina.
Le anime liriche del metodo Charmat lungo del NEROLUCE e del pas dosé di Nero d’Avola Principi di Butera appena presentato, hanno enfatizzato le ricercate ed espressive scelte stilistiche d’apertura dello Chef Pino Cuttaia:
versatilità e contemporanee didascalie sensoriali d’estate a dare l’esatta tipizzazione e la trionfale intensità estiva della Caprese, del tonno Rosso, della Pizzaiola e delle conserve.
Di tenerumi di zucchina legenaria, di mineralità iodiche della bottarga e della salsa d’acciuga e di tulle di calamaro che si fa ologramma delle tinte più audaci e sofisticate. Un dualismo tantrico che si risolve nell’opulenza sensuale dei crostacei: uno dei piatti storici dello Chef Pino Cuttaia, riscritto sempre nella contemporanea edizione della sua cifra stilistica. Trama di mare e ordito degli orti, che a Licata non hanno soluzione di continuità e filtrati dalla sensibilità eclettica di Pino Cuttaia catturano l’anima, molto più che il palato, distillando una componente emozionale che si tatua tra i desideri perpetui.
L’esuberanza e la vivacità, l’essenza pura del Nero d’Avola, principe del terroir di Butera. Sa affascinare AMIRA, sa coinvolgere attraverso l’autenticità di sorsi che trasmettono identità e carisma, nell’agilità delle more e delle ciliegie, accarezzate da tannini suadenti ed una salinità austera.
Spaghetti al pomodoro, si scrive così, e si legge al palato come un’epifania umami: nell’assoluta sintesi estiva dei sapori travolgenti mantecati ad arte.
DELIELLA 2015 e 2000 hanno suggellato la cosmogonia del Nero d’Avola, con carisma e magistrale esposizione del know how aziendale Principi di Butera. Le scelte drastiche in vigna, l’escursione termica delle colline nissene e la culla ancestrale del vitigno siciliano per antonomasia, traspaiono nella coinvolgente lettura sensoriale, che ha nell’inconsueta eleganza verticale e nell’euforia della struttura un valore aggiunto.
Un idillio che trova pairing ideale al maialino dei Nebrodi e ai dessert, che narrano l’opulenza dei fichi, del cioccolato e dei frutti rossi.