Il Viridior di Dragotto Farm nasce da un sogno e da un desiderio: il sogno di riqualificare l’olio extravergine siciliano ed il desiderio che l’alimento antiossidante emblema della Dieta Mediterranea possa arrivare a tavola mantenendo inalterate le sue peculiari caratteristiche organolettiche e tutte le qualità nutraceutiche.
Da analisi a campione, risulta che su dieci flaconi di olio extravergine di oliva esposti sui banchi della grande distribuzione, ben otto non hanno mantenuto i parametri della denominazione, decadendo ad olio d’oliva o ad olio lampante, a causa delle cattive condizioni di conservazione e stoccaggio e conseguente aumento dell’acidità e delle alterazioni di tipo ossidativo, che indicano degradazione e rancidità.
Tre anni fa, la Famiglia Dragotto ha deciso così d’investire nell’agro trapanese, nel territorio di Castelvetrano, seguendo con dedizione la coltivazione, la raccolta a mano delle singole parcelle e creando speciali blend e grand cru.
Solo sei ore dalla raccolta manuale delle olive allo stoccaggio dell’olio in assenza di ossigeno, che viene imbottigliato al momento dell’ordine, per preservarne inalterata la ricchezza polifenolica.
Selezione accurata e tecnologia
Dragotto Farm si avvale di un protoreattore per la frangitura e cura la divulgazione e l’evoluzione culturale dell’olio extravergine anche in collaborazione con un team di agronomi dell’Università di Palermo, per migliorare i parametri generali di conservabilità del prezioso alimento.
“L’olio extravergine d’oliva andrebbe scelto, acquistato e conservato con la stessa attenzione che si riserva ad un vino.”
Luca Dragotto esprime così la dedizione ad un alimento che è cultura, che è da valorizzare nelle sue potenzialità e che è da tramandare attraverso la tutela della biodiversità delle cultivar siciliane.
Le cultivar Biancolilla e Nocellara del Belice si esprimono nell’olio Viridior in tutta la loro contemporanea espressività, cultivar naturalizzate in Sicilia occidentale, che hanno caratteristiche complementari e che evidenziano una complessità sensoriale più fruttata per la Biancolilla e più vegetale per la Nocellara.
La cultura della Sicilia si esprime anche e soprattutto attraverso scelte imprenditoriali, che attraverso espressiva identità territoriale e tecnologia d’avanguardia, hanno saputo ricapitalizzare il patrimonio agroalimentare e dichiarare che si può fare impresa scegliendo di non emigrare.